mercoledì 13 gennaio 2010

Shark Tale

Stavolta non ci siamo.
Sembrava che i film di animazione godessero di una sorta di aura magica: ogni produzione era perfetta tecnicamente, divertente, entusiasmante, capace di suscitare solo elogi e poche critiche. Poi è arrivato Shark Tale, e tutto è rientrato nella normalità. Leggi: finalmente un brutto film di animazione digitale che, ovviamente, il trattamento italiano ha reso ancora peggiore dell’originale. Presentato in pompa magna a Venezia, in una serata che resterà impressa nelle menti di tutti coloro che vi hanno partecipato (nel silenzio di Piazza San Marco, 5000 e passa persone dotate di cuffie senza fili ascoltarono il film, alla presenza del cast di voci originali, davanti ad un enorme schermo panoramico montato per l’occasione), Shark Taledelude su tutti i fronti. La trama è semplicistica e banale e gli spunti comici si sviluppano solo grazie a numerossimi riferimenti metacinatografici, che alla fine però sanno un po’ di stantio. Ovviamente la moraletta di contorno non può mancare, ma Nemo è lontano anni luce. Si salverebbero le interpretazioni degli attori-pesci originali (Smith, Deniro, Zelleweger, Jolie, Blsck e Scorsese) se non fossero annientate dal doppiaggio italiano. Tiziano Ferro è completamente fuori registro, Laurenti fa la solita vocina insopportabile, mentre si salvano i “Pari e Dispari” che però utilizzano le stesse battute che fanno a “Zelig”. Ok, magari salta una pubblicità gratuita a Verissimo (c’è pure la Parodi) o in qualche squallido programma di mezza sera su Italia 1, ma mantenere le voci dei doppiatori storici pareva brutto? Come? Robots lo doppia Dj Francesco? Ah, beh. Dove sono pinze e saldatore?





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