martedì 19 gennaio 2010

Beauty Shop

Ripresa dall’alto della città americana di Atlanta, poi la macchina da presa scende e si infila all’interno di una villetta middle-class di una famiglia di colore tutta al femminile: nonna, mamma e una ragazzina di dieci anni di nome Vanessa. La madre, Geena – alta, grossa e fiera – lavora in un salone di bellezza diretto dal severo Jorg (qui un esilarante Kevin Bacon in versione gay con forte accento tedesco). Geena è una brava parrucchiera, paziente nel sopportare le angherie a cui la sottopone il suo capo e nell’ascoltare le confidenze, spesso futili, delle clienti (tra cui anche Andy McDowell), ma un giorno – stanca delle continue pressioni sul lavoro – si licenzia. “Credito, coperture, capitale” sono le parole magiche che servirebbero alla banca per concederle un prestito e permetterle di aprire un negozio tutto suo, ma Geena non ha le credenziali necessarie e per di più ha la pelle nera; ma, grazie ad un’improvvisa idea geniale, riuscirà ad ottenere il finanziamento e ad aprire un suo beauty-shop. Tutti partecipano alla realizzazione del sogno di Geena: le amiche, le nipoti, la figlia alle quali si aggiunge anche una lavorante bianca.
Commedia brillante, che parla del sogno (afro)americano. L’ironia e la tenacia della protagonista – il cui desiderio più grande non è tanto il riscatto sociale, ma la garanzia di una vita serena per la figlia Vanessa che ha perso il padre troppo presto – contagiano tutti i numerosi personaggi di questo film un po’ scontato, ma frizzante nel ritmo e nelle battute. Il beauty-shop è un microcosmo che ricalca i meccanismi del mondo esterno: piccole invidie, velati razzismi, culto del corpo, ma Geena – con la sua intelligenza e con la sua sensibilità – insegna a uscire dal ghetto, qualunque esso sia.





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